Violenza Donne: Ippolito, non solo COVID-19. Appello al Presidente Conte: misure di contenimento anche per la Violenza domestica

Violenza Donne: Ippolito, non solo COVID-19. Appello al Presidente Conte: misure di contenimento anche per la Violenza domestica

Aprile 7, 2020 News 0

Intervista alla Dr.ssa Iolanda Ippolito

Criminologa investigativa a Presidente dell’associazione Forum Lex

 

COVID-19 E VIOLENZA SULLE DONNE: COME INCIDONO LE MISURE RESTRITTIVE DEL GOVERNO? 

Le misure di contenimento adottate dal governo, unitamente all’impegno delle regioni, del personale sanitario, delle forze dell’ordine, dei volontari e di tutti i cittadini, stanno sicuramente portando a dei risultati notevoli e possono fermare o contenere l’epidemia. Stiamo attivamente lottando contro un mostro invisibile, il Covid-19, tralasciando però un problema persistente, oggi ancora più persistente, quale è la violenza domestica. Un virus ancora più subdolo, perché nasce all’interno delle famiglie, nel luogo in cui tutti dovremmo sentirci sicuri e protetti e in cui oggi siamo costretti  a ripararci.

COME CONSIDERA LE AZIONI DEL GOVERNO PER LA  TUTELA DELLE VITTIME DI VIOLENZA?

Inefficaci. Penso innanzitutto alla mancanza di una formazione adeguata in materia per le figure professionali che vengono in contatto con le vittime, in primis forze dell’ordine e personale sanitario, e alla conseguente incapacità di accompagnare la vittima nel percorso di fuoriuscita dalla violenza.  E penso immediatamente a Sandra (nome di fantasia), che recentemente ha chiesto l’aiuto della nostra associazione. La donna subisce da tempo maltrattamenti di natura psicologica, fisica ed economica ed è stata costretta a rinchiudersi in casa con il suo aguzzino, in un forzato silenzio. Una sera del mese scorso, all’ennesima violenza, ha avuto il coraggio di scappare  via di casa scalza, con un bimbo piccolo in braccio, avvolto in una coperta, per recarsi a denunciare e la risposta che ha ricevuto alla prima richiesta di aiuto è stata “La caserma è chiusa, torni domani mattina”. Lei non demorde e si reca al commissariato di Polizia di un comune confinante, ma, alla seconda richiesta di aiuto, si ritrova il piantone che le risponde “Mi dispiace signora, sono solo io di turno, la pattuglia che doveva esserci sono entrambi ammalati”. Quest’ultimo le consiglia di chiamare il 112: la donna telefona e, alla terza richiesta di aiuto, le riferiscono “Signora, ma è ancora in atto la violenza? Faccia un cosa: torni a casa, se vede che la situazione perdura ci contatti e le invieremo subito una pattuglia”. Non penso ci sia altro da aggiungere, solo un aspetto molto importante e molto grave: tutto questo è accaduto in un periodo di normalità e non in piena emergenza come siamo oggi! Dopo la richiesta di Sandra e dopo aver appreso dell’ennesimo femminicidio avvenuto a Messina su una giovane donna, Lorena Quaranta di 27 anni, strangolata brutalmente dal fidanzato, ho deciso di scrivere una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Invitare a “Restare a casa, così andrà tutto bene” non è sufficiente, perché per molte donne e tanti bambini non è un conforto, ma è una condanna.

QUALI SONO LE QUESTIONI SOLLEVATE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO?

Le fornisco un estratto della mia lettera “Le  rivolgo un appello, a nome dell’Associazione Forum Lex e dei suoi professionisti, a nome delle vittime che abbiamo incontrato e che ascoltiamo e di tutte le donne che oggi, più di ieri, chiedono silenziosamente aiuto:  è arrivato il momento di decretare un’altra misura urgente di contenimento rivolta alla violenza domestica, prima che sia troppo tardi! Così come è stata istituita una Task Force per l’emergenza coronavirus, Le propongo l’attivazione  di una Task Force Nazionale anche in questa forte ed ulcerosa piaga sociale che è la violenza domestica, con la garanzia di un sostegno economico alle donne che denunciano e contestuale allontanamento immediato dell’autore di reato e non della vittima.  Con la possibilità di poter collocare costui in strutture appositamente requisite e applicando la misura dell’affidamento in prova ai servizi sociali , con la finalità di costituire potenziale umano da disporre anche per l’attuale gestione dell’emergenza coronavirus, in luoghi ove possano concretamente acquisire quella consapevolezza dei danni psicologici. derivanti dalla sofferenza umana.  Lo stesso trattamento, lo proporrei , per tutte le violenze denunciate e perpetrate a danno delle fasce deboli. Ascoltiamo la voce di chi subisce violenza: anche questa è un’epidemia, purtroppo sottovalutata e sottostimata. Che le donne possano ritrovare la libertà che meritano, principalmente quelle che hanno ad oggi, presentato denuncia, avverso il proprio aguzzino e che sono in attesa di riceverne l’esito, bloccato, casualità della sorte, proprio dal Covid-19“.

IN CHE MODALITA’ LEI RICEVE RICHIESTE DI AIUTO? 

Pervengono in questo periodo maggiori richieste di aiuto nelle forme più inusuali e svariate, anche attraverso incontri nei supermercati o nelle farmacie, attraverso il personale operativo delle task force territoriali attivate nei comuni dove sono stati siglati i protocolli d’intesa che hanno consentito di inserire le   Politiche di Genere e di Tutela dei Minori all’interno delle Politiche di Sicurezza Urbana. Si tratta di “persone” alle quali si rivolgono quei cittadini che hanno acquisito, con il tempo, quella fiducia, sicurezza e senso di protezione di cui hanno tanto bisogno per denunciareQuesto modello si sta estendendo in undici regioni italiane attraverso il trasferimento delle buone prassi agli operatori dei territori aderenti all’iniziativa. Vi è ancora poco ascolto degli operatori che realmente e quotidianamente sono impegnati sul campo al contrasto della violenza di genere e della tutela dei minori ed in questo periodo anche per l’emergenza Coronavirus! È giunto il momento, in questo periodo che rimarrà nella storia, di mettere insieme tutti i tasselli dispersi nella folta burocrazia e nell’omertà assoluta di chi conosce la triste realtà.

COSA MANCA NEL SISTEMA DI TUTELA DELLE FASCE DEBOLI SECONDO LA SUA ESPERIENZA?

Il sistema è ancorato a modelli arcaici di tutela non corrispondenti alla realtà sociale e culturale, con scarsità di risorse strutturali ed organizzative permanenti, quali strutture di protezione di primo e secondo livello composte da professionisti specializzati al cui interno siano presenti rappresentanti delle forze dell’ordine di quella realtà territoriale che possano accompagnare nell’immediatezza la donna alla denuncia e  offrire un immediato servizio di protezione ed allontanamento. Mancano del tutto case rifugio a indirizzo segreto, che forniscano alloggio alle vittime di violenza e ai loro bambini, a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza. Si tratta di servizi istituzionalizzati di pronto intervento, previsti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la Violenza domestica  (Convenzione di Istanbul), direzione questa in cui vanno le task force territoriali istituite nei comuni aderenti al progetto “Donne e Giustizia”. Un altro aspetto sottovalutato è quello delle risorse economiche elargite, senza un minimo monitoraggio e riscontro sia delle attività poste in essere, sia del numero di donne che sono effettivamente uscite dalla violenza (non quelle che hanno solo iniziato il percorso) ed hanno realmente avuto una casa e un lavoro. Urge, a mio avviso, l’istituzione di una cabina di regia statale che vada a monitorare le risorse economiche, umane e strutturali che realmente erogano servizi a tutela delle fasce deboli e  con un unico modello organizzativo di riferimento. Non ritengo giusto che le tante associazioni, come la nostra, debbano sopperire alle mancanze istituzionali con risorse economiche personali sottratte ognuno dal proprio budget familiare e invece vedere poi elargiti fondi ad altri enti privati appartenenti alla filiera associativa clientelare, che non prestano l’effettivo servizio per il quale vengono pagati. 

A tal fine approfitto della presente intervista, per invitare tutte le parti sociali, professionisti, cittadini e associazioni interessate, ad  aderire alla presentazione di una pubblica petizione, per la richiesta al governo di “decretare misure di contenimento della violenza domestica che prevedano l’allontanamento dell’autore di reato e non le vittime   e contestuale destinazione di risorse economiche per donne prive di reddito che denunciano”,  inviando la richiesta di  adesione alla seguente email: petizionegoverno@forumlex.it.

 

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